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Inchieste

Dom, 15/04/2012 - 18:06

Un giorno vincerò. E cioè mai

Un ex direttore di banca racconta il suo personale inferno col gioco d'azzardo

Che i giochi siano elementi che “improntano” una cultura segnandone le forme con cui si sviluppa e propaga è cosa assodata. Roger Caillois ne delineò modalità e tipologie tanto che per il gioco d'azzardo sottolineò l'azione particolare su individui e culture. Ma chi è oggi il giocatore d'azzardo? 

Il giocatore d'azzardo è semplicemente un soggetto che si “sottomette al caso”. Diverse discipline da tempo cercano di capire le radici profonde, psicologiche e sociali, di tale sottomissione. Oltre che gli effetti collaterali e il modo in cui si diffonde tra noi comuni mortali, scavalcando persino la “cultura” come sistema di limitazioni imposte al comportamento naturale dell'uomo. In questa sfera di limitazioni culturali Jurij Lotman sottolineava due tipi di regolamentazione del comportamento dell'essere umano nella collettività, morali e giuridiche, la cui trasgressione attiva rispettivamente due meccanismi emotivi: vergogna e paura. La paura e la vergogna definiscono fondamentalmente il nostro rapporto con gli “altri” attraverso dinamiche come la coercizione e l'onore. Ma quello che accade a chi gioca d'azzardo non è semplicemente rimuovere questi schemi legati alla nostra affettività, quanto piuttosto, e in modo subdolo vista la massiva pubblicità mass mediatica anche di Stato, viversela al proprio interno in modo schizofrenico. Così il giocatore diventa spesso un contenitore di emozioni contrapposte. È fiducioso, perché attende pazientemente che accada qualcosa (la vincita, che sia un gratta e vinci o un videopoker poco importa), ed è deluso, in quanto se l'attesa viene frustrata, cosa che accade spesso, intraprende un vero è proprio programma d'attacco verso quell'attesa vana subìta. A quel punto scatta la compulsività alle giocate. E comunque, l'unico modo concreto che abbiamo per addentrarci nell'universo di senso del gioco d'azzardo è attraverso chi, questa sottomissione e queste passioni, le ha vissute o le vive direttamente sulla propria pelle. Noi abbiamo incontrato Alberto, gli diamo un nome fittizio perché è sotto inchiesta giudiziaria e non potrebbe raccontarsi. La sua è una storia “incredibile” perché nonostante la posizione invidiabile in questi tempi di crisi economica, era un ex direttore di banca, oggi ha bisogno di un serio aiuto, e per disintossicarsi vive nella Comunità Emmanuel di Salandra, che da tempo e a fatica, lavora anche su queste dipendenze.